Vacanze da vera paura, da Corriere Salute. Articolo interessante. Non si applica esattamente a me perché in genere non ho paura di andare in vacanza (a parte quel paio d'anni che non sono uscita di casa, e a parte qualsiasi cosa preveda l'uso di oggetti volanti). Però mi sembra che faccia presente al mondo che esistono cose - le fobie - che per ora fatichiamo a combattere e sconfiggere con i normali mezzi della medicina. Sicuramente, non le presenta come fisime che basta "farsi passare". Qualche citazione: "Quando è esposto allo stimolo-viaggio si ritrova con palpitazioni, tremori, difficoltà di respirazione, sensazione di perdita di controllo (insomma tutte le emozioni che si provano in caso di reale pericolo)" Questo andrebbe scolpito nel marmo per tutti coloro che dicono "fattela passare". Quando il cervello reagisce al più banale stimolo come se all'improvviso la persona si trovasse in pericolo di vita, "reale pericolo", oh, ragazzi, non c'è NIENTE DA FARE. O c'è qualcuno nelle vicinanze che ti prende e ti abbraccia e dice che non c'è niente da temere, o il cervello non la capisce. Le reazioni fisiche qui elencate dovrebbero far capire che chi le prova non lo sta esattamente facendo per rendersi interessante. «Alle fobie dobbiamo poi aggiungere l'ansia sociale e quella ossessiva — spiega Stefano Pallanti, psichiatra e direttore dell'Istituto di Neuroscienze di Firenze —. La vacanza ha un forte impatto sociale, implica un confronto col mondo esterno: chi è molto ansioso può temere di perdere il controllo di sé e degli spazi attorno. Alcuni non smettono di pensare alla possibilità che accada qualcosa di grave a casa, altri appena arrivati a destinazione devono ricreare un ambiente quanto più possibile simile al proprio. Fobia e ansie sociali hanno caratteristiche neurobiologiche diverse — prosegue Pallanti —. L'ansioso va in allarme, ma reagisce mettendo in atto comportamenti di superamento delle difficoltà. La fobia invece è una sensazione fisica di terrore, quando la si prova si può solo fare marcia indietro: non a caso nel cervello del fobico l'attività del lobo frontale si riduce, a indicare che il paziente non riesce a sfruttare strumenti cognitivi per organizzare una risposta e superare il problema». Esatto, infatti spesso ho provato le sensazioni suddette - tipica quella di scavarmi una "tana" dove ho tutte le mie cosine sottomano, dovunque io sia, in albergo, a casa di amici, in tenda etc. - ma la fobia è qualcosa di molto più forte. Come qui si dice, cosa che mi piacerebbe approfondire, quando si è in crisi per una fobia, c'è una ben precisa parte del cervello che non reagisce nel modo corretto. In fondo "strumenti cognitivi" equivale a "razionalità", che è quella che neanche Mr. Spock saprebbe usare se colto da una fobia, figuriamoci io. Curiosamente, quando la mia terapista mi parla di queste reazioni che hanno luogo ben prima che scatti la razionalità, si mette una mano sulla pancia... credo che la pancia corrisponda al lobo frontale del cervello ^^ «Le fobie nascono perché, su una predisposizione biologica, si inseriscono esperienze, traumi o semplicemente un'eredità "culturale". Alcune paure sono servite ai nostri avi per non cacciarsi nei guai e noi le abbiamo di fatto ereditate: in qualcuno emergono con violenza, altri le tengono sotto controllo — spiega Pallanti. I pazienti che più difficilmente riescono a uscirne sono quelli con tratti caratteriali di evitamento: un coraggioso con la fobia dei fiumi con un po' d'aiuto può risolvere la sua paura più facilmente di chi è incerto e timido». Temo di appartenere alla categoria di quelli che applicano l'evitamento, anche se non mi definirei esattamente incerta e timida (sbatte la mazza ferrata sul tavolo). L'evitamento è molto più subdolo della timidezza. Ti frega facendoti dimenticare che dovevi fare qualcosa, o spingendoti ad aspettare finché quella cosa non sarà perfetta... e ovviamente non lo sarà mai. (Fobia dei fiumi??? La mia parte Tully non la concepisce.) Comunque è verissima la considerazione sul fatto che quando abbiamo paura di qualcosa regrediamo ai nostri antenati - magari anche solo alla generazione precedente che si sentiva fischiare le bombe sopra la testa, magari alla preistoria. L'idea che ci sia una predisposizione biologica dovrebbe aiutarmi a sentirmi meno in colpa per la mia incapacità... ma non è così, ovviamente. Però sapete che faccio adesso? Ieri Bro è riuscita a trascinarmi fuori ma ero pressoché drogata di antidolorifici, anche se è stato bello conoscere le sue suorine, aggiustare braccialetti, dormicchiare con i gatti e spararci una pizza. Ma oggi avevo davvero troppo mal di pancia - già, può capitare così, che il terzo giorno è molto peggio del primo, così ho dovuto rinunciare al suo invito. Quindi adesso mi sparo i Canti Ribelli Irlandesi a tutto volume e cerco di finire l'ultima parte di lavoro di questa estate 2010. (Rimangono le ricevute di pagamento... parlavamo di palpitazioni e tremori?) I Canti Ribelli sarebbero degni di un post a sè... io adoro gli inglesi e allo stesso tempo i ribelli irlandesi??? Sì. E' possibile. Pensateci. |