Lo sapevo che stamattina trovavo il cazziatone. Grazie perché so che mi volete bene. ^^ No, non voglio che tacciate. Solo non pensavo di stare così male ieri sera a raccontare la storia e a scoprire che lunedì mattina non avevo proprio capito niente, il pranzo non mi era neanche passato per la testa, cercavo solo di non vomitare, perché Ceres e limoncello mi lasciano la mente lucida ma lo stomaco no. Mi ha fatto più star male avere l'ennesima conferma di essere ritardata che sentirmi dire quella frase, che non è tanto offensiva quanto paradossale, come sentirmi dire "smetti di camminare e vola". Eeehhhmmm? E poi temo di avere una reazione allergica istintiva al verbo "devi". Come un certo animale di colore scuro. Non mi sento vittima, mi sento male, e non riesco a smettere. Stanotte ho sognato una litigata mostruosa per una fotocopiatrice, e anche di essere tornata all'università, pagare le tasse e non dare gli esami, anzi non avere la minima idea di cosa dovrei studiare. (Casualmente, lo stesso discorso di ieri sera era appena emerso con i miei, basta sostituire "trombare" con "lavorare".) E' così che mi sento nella vita, che NON SO COSA DEVO FARE. Mi dicono di fare cose e io ci provo, mi spacco il fondoschiena per riuscirci, mi rendo ridicola e alla fine non riesco. Non so cosa fare di più. Mi sento fisicamente e mentalmente distrutta dopo una vita di tentativi, mi vien da vomitare quando apro il lavoro, eppure continuo a tentare. A volte cedo allo sfinimento, e mi spiace se altri ci vanno di mezzo, ma mi sento profondamente frustrata a sentirmi esortare a fare cose che già sudo sangue per riuscire a conquistare e non ci riesco. Viva? Non sono mai così viva come quando mi immergo nella mia fantasia. Non è una scelta, non è una decisione cosciente, non è una protesta come l'ho fatta sembrare ieri sera per la rabbia (non contro di voi, contro di me). E' così e basta. E' come il sole caldo che sorge al mattino e mi fa sentire meglio dopo la gelida notte terrorizzante della realtà. Non posso impedire al sole di sorgere, come non posso impedire alla notte di calare. Darei qualsiasi cosa per saper affrontare la notte, anche con le ferite, anche con le delusioni, nella flebile, inutile speranza che serva a qualcosa. Ma poi sorge il sole e io lo SENTO, non posso farci niente, lo sento nella testa, nel cuore e nella pancia, mi sento di urlare "Fanculo notte, adesso sto bene! Lo so che tornerai, ma non mi freghi, perché tornerà anche il sole!" Come faccio, cosa posso dire per spiegarmi meglio, per far capire quanto questa cosa è al di fuori del mio controllo? Quanto cerco di lavorarla ai fianchi, di prenderla alle spalle, di migliorare altri aspetti della mia vita in modo che anche questo problema si riduca? E in un certo senso negli anni si è ridotto, ma non al punto di non esplodere di gioia quando mi viene una nuova idea per un racconto. Potrei dire a Leaf "Ora tu in questo momento smetti di amare Katana e anche Alice?" e sperare di ottenere un risultato? Tre post scritti in preda alle lacrime in meno di un mese, non c'è male. Non è colpa vostra. Io sono così, ma ogni giorno prego che Mari si sbagli e che si POSSA cambiare. PS: Possiamo mettere una moratoria sulla parola "trombare"? Sentirla ripetere quarantamila volte in una serata mi fa passare la voglia già di per sè, tanto quanto dei dialoghi del weekend di Pasqua con tre amici maschi è rimasto nella mia mente solo "figafigafigafigafigafigafigafiga". Usiamo "fare sesso" ed evitiamo le metafore carnascialesco/infantili, anche se un po' mi ripugna perché allunga la frase ^^; Vi voglio bene anch'io. If Winter comes, can Spring be far behind? (PB Shelley) |